Si parla di prediabete quando i livelli di zucchero nel sangue sono più alti del normale. È una condizione molto comune che può aumentare il rischio di sviluppo il diabete vero e proprio, in particolare il diabete di tipo 2, altrimenti noto come diabete non insulino-dipendente o dell’adulto. Il diabete di tipo 1 è invece quello tipico dell’infanzia o dell’adolescenza e che per tale motivo viene chiamato giovanile.
Secondo i dati del Center for Disease Control and Prevention statunitense, un americano su tre si trova in uno stato di prediabete e circa il 90% non ne è consapevole.
Avere il prediabete significa presentare elevati livelli di zuccheri nel sangue, ma non così alti da configurare un diabete conclamato per il quale è necessario un trattamento adeguato con specifici farmaci. Oltre ad aumentare le possibilità di sviluppare il diabete di tipo 2, il prediabete rappresenta anche un fattore di rischio cardiovascolare.
La notizia positiva è che si può fare molto sul fronte della prevenzione: cambiamenti dello stile di vita, migliorando innanzitutto l’alimentazione e praticando regolarmente attività fisica, consentono di evitare la transizione verso il diabete di tipo 2 in una percentuale che arriva fino al 70% dei casi. Il prediabete è infatti una condizione reversibile e in molti soggetti è possibile un ritorno dei valori della glicemia nel range di normalità.
Le cause del prediabete
La causa esatta del prediabete è sconosciuta, quello che però è ormai evidente è che le persone con prediabete hanno difficoltà ad elaborare in modo corretto lo zucchero (glucosio). Inoltre, si è visto che la storia familiare e la genetica svolgono un ruolo importante.
La maggior parte del glucosio presente nell’organismo deriva dall’alimentazione. Quando il cibo viene digerito, il glucosio entra nel flusso sanguigno e l’insulina, un ormone prodotto dal pancreas, consente a questo zucchero di entrare nelle cellule, riducendo la quantità di glucosio nel sangue. Quando il livello di zucchero nel sangue, ovvero la glicemia, inizia a scendere, il pancreas rallenta la secrezione di insulina nel sangue.
Nei soggetti con prediabete questo processo non funziona in modo corretto, per cui il glucosio, anziché entrare nelle cellule, si accumula nel flusso sanguigno. Questo può accadere perché il pancreas potrebbe non produrre abbastanza insulina oppure perché le cellule diventano resistenti all’insulina e non lasciano entrare quantità adeguate di zucchero.
La definizione di prediabete
Sono definiti prediabetici gli individui che rispondono ad alcuni criteri diagnostici. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) il termine prediabete va riservato a due possibili condizioni di iniziale alterazione del metabolismo degli zuccheri, in particolare del glucosio, quali:
- alterata glicemia a digiuno definita per valori di glicemia tra 100-125 mg/dl, che può essere misurata attraverso un semplice esame del sangue a digiuno
- ridotta tolleranza al glucosio che si valuta tramite la curva da carico di glucosio che misura, con un esame del sangue, i valori della glicemia a digiuno e due ore dopo l’assunzione di una soluzione contenente 75 grammi di glucosio, per via orale. Valori a due ore dal carico di glucosio in un range tra 140-199 mg/dl configurano il prediabete.
Per una diagnosi più completa in genere si analizza anche un altro parametro, aggiunto nel 2011 dall’American Diabetes Association (ADA). Si tratta dell’emoglobina glicata A1c, che misura un particolare tipo di emoglobina nel sangue. I valori di emoglobina glicata rispecchiano le concentrazioni medie di glucosio nel sangue negli ultimi tre mesi. Nello specifico si parla di prediabete anche nel caso di riscontro di valori di emoglobina glicata compresi tra 5,7% e 6,4%.
I fattori di rischio e i sintomi
Nella maggior parte dei casi il prediabete non dà sintomi evidenti. Proprio per questo motivo è fondamentale la misurazione periodica della glicemia in modo tale da diagnosticare questa condizione prima possibile e mettere in atto tutti gli accorgimenti utili per prevenirne l’evoluzione verso il diabete conclamato.
Di norma si raccomanda di iniziare a controllare con regolarità i valori di glucosio nel sangue tra i 30 e i 45 anni di età. Un occhio di riguardo, con test anticipati o più frequenti, è indicato nel caso di persone ad alto rischio che potrebbero sviluppare il diabete più precocemente.
Gli stessi fattori che aumentano le probabilità di contrarre il diabete di tipo 2, favoriscono anche lo sviluppo del prediabete. Tra i principali ricordiamo:
- sovrappeso od obesità, in particolare un indice di massa corporea (BMI) superiore a 25 kg/m2. Si è visto che un eccesso di tessuto adiposo a livello dell’addome favorisce lo sviluppo della resistenza all’insulina
- aumento del girovita
- storia familiare di diabete mellito (genitori o fratelli)
- diabete in gravidanza (diabete gestazionale) o prediabete in gravidanza
- inattività fisica
- appartenere a particolari gruppi etnici, in particolare afroamericani, latinoamericani, nativi americani o asiatici/isolani del Pacifico
- sindrome dell’ovaio policistico
- alterazioni dei grassi nel sangue con livelli di colesterolo HDL “buono” inferiori a 40 mg/dl negli uomini e a 50 mg/dl nelle donne o trigliceridi superiori a 250 mg/dl
- pressione alta (ipertensione)
- disturbi del sonno, in particolare la sindrome delle apnee ostruttive del sonno, che si associa spesso a sovrappeso e obesità
- fumo di sigaretta.
Tornando ai sintomi, sebbene nella maggior parte dei casi il soggetto prediabetico non avverta alcun disturbo, una minoranza di individui può avere alcune manifestazioni che possono anche essere spia di un’evoluzione del prediabete verso il diabete conclamato.
Le principali manifestazioni da guardare con sospetto sono le seguenti:
- aumento dell’appetito;
- perdita/aumento di peso inspiegabili;
- alto indice di massa corporea;
- debolezza;
- stanchezza fisica e psicologica (la cosiddetta fatigue);
- sudorazione;
- visione offuscata;
- guarigione lenta di eventuali ferite;
- sintomi sulla pelle come infezioni cutanee ricorrenti (infezioni fungine della pelle e delle unghie sono molto frequenti)
- sanguinamento delle gengive;
- urinare spesso;
- intorpidimento o formicolio ai piedi o alle mani.
Come gestire il prediabete e prevenire il diabete: l’importanza dell’alimentazione
Il prediabete si può sconfiggere. Anche se non si tratta di una vera e propria patologia, è ormai ampiamente dimostrato che se si iniziano a controllare i valori di iperglicemia sin dalla fase iniziale di prediabete, si può “guarire” o quantomeno ritardare l’insorgenza del diabete di tipo 2.
Modificare il proprio stile di vita è il primo passo da seguire: tutte le linee guida raccomandano innanzitutto di contrastare l’obesità e l’inattività fisica, i due più importanti fattori di rischio modificabili per lo sviluppo del diabete.
Per quanto riguarda il ruolo dell’alimentazione, molti studi suggeriscono che una dieta a ridotto apporto di carboidrati possa aiutare a controllare la resistenza all’insulina, i livelli di glucosio nel sangue e favorire la perdita di peso. Altri studi evidenziano invece la validità della tradizionale dieta mediterranea, ma ci sono dati preliminari a favore anche della dieta chetogenica e del digiuno intermittente. Non esiste quindi un regime alimentare per eccellenza per far regredire il prediabete. L’ideale è consultare un nutrizionista o un dietista per stabilire un piano alimentare personalizzato che aiuti sia la perdita di peso sia a tenere sotto controllo i valori di glucosio nel sangue.
Premesso che non ci sono alimenti da mangiare e cibi da evitare in assoluto, generalmente i consigli su cosa mangiare e cosa non mangiare (o quanto meno limitare) sono:
- preferire cibi a basso indice glicemico (alimenti che determinano un innalzamento moderato della glicemia), come legumi, cereali integrali, yogurt, latte, alcuni frutti, ecc.;
- aumentare l’introito di fibre;
- consumare frutta e soprattutto verdura in abbondanza;
- limitare il consumo di alcol;
- ridurre il consumo di sale;
- evitare cibi processati e fast food;
- ridurre il consumo di grassi animali;
- eliminare gli zuccheri aggiunti che possono derivare, per esempio, dal consumo di bibite zuccherate o dolciumi;
- limitare il consumo di sale (meno di 1,5 gr al giorno).
Seguire una dieta per il prediabete non impedisce di poter gustare ricette gustose, bisogna solo fare attenzione alle quantità e alla qualità dei cibi. In genere, accanto ai tre pasti principali, quali colazione, pranzo e cena, vanno previsti un paio di spuntini a metà mattina (per esempio una spremuta di arancia e dei cracker integrali) e uno a metà pomeriggio (per esempio uno yogurt con frutta).
Fonti:
- Mayo Clinic. Prediabetes – Symptoms & causes. https://www.mayoclinic.org/diseases-conditions/prediabetes/symptoms-causes/syc-20355278
- Alvarez S, Coffey R, Algotar AM. Prediabetes. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2022 Jan. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK459332/
- Tabak AG et al. Prediabetes: A high-risk state for developing diabetes. Lancet. 2012 Jun 16; 379(9833): 2279–2290. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3891203/
- Gardner CD et al. Effect of a ketogenic diet versus Mediterranean diet on glycated hemoglobin in individuals with prediabetes and type 2 diabetes mellitus: The interventional Keto-Med randomized crossover trial. Am J Clin Nutr. 2022 Sep 2;116(3):640-652. doi: 10.1093/ajcn/nqac154.
- Ojo TK et al. Role of Intermittent Fasting in the Management of Prediabetes and Type 2 Diabetes Mellitus. Cureus. 2022 Sep; 14(9): e28800. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC9534344/