La parola prediabete indica una condizione in cui il livello di zuccheri nel sangue è più elevato del normale, ma non abbastanza perché si possa fare una diagnosi di diabete. Più precisamente, il parametro a cui si fa riferimento è la glicemia, cioè la concentrazione di glucosio nel sangue: quando è più alta del normale si parla di iperglicemia.
Nelle linee guida, al termine prediabete si preferiscono altre definizioni che indicano un metabolismo anomalo del glucosio (o disglicemia) e che variano in base all’esame che si utilizza:
- alterata glicemia a digiuno (impaired fasting glucose, IFG), caratterizzata da valori della glicemia compresi tra 100 e 125 mg/dl rilevati con un esame del sangue effettuato dopo un digiuno di almeno 8 ore; livelli inferiori a 100 mg/dl sono considerati normali, se uguali o superiori a 126 mg/dl (confermati in almeno due rilevazioni diverse) indicano la presenza di diabete
- ridotta tolleranza al glucosio (impaired glucose tolerance, IGT), caratterizzata da valori della glicemia nel range 140-199 mg/dl dopo due ore da un test da carico orale di glucosio, che consiste nella valutazione dei livelli di zuccheri nel sangue prima e dopo aver bevuto una apposita soluzione zuccherata; i valori normali sono inferiori a 140 mg/dl, mentre la diagnosi di diabete viene posta per valori uguali o superiori a 200 mg/dl.
Inoltre, può essere effettuato anche un test che misura la glicemia media negli ultimi 2-3 mesi mediante la valutazione dei livelli di emoglobina glicata (o emoglobina A1c, o HbA1c,) che per indicare una condizione di prediabete deve essere compresa nel range 5,7-6,4% (o 6-6,4% a seconda delle linee guida); valori inferiori sono normali, mentre livelli superiori indicano diabete.
La condizione di prediabete, nella maggior parte dei casi, si presenta senza sintomi specifici; talvolta possono comparire sintomi sulla pelle, come aree più scure sulle ascelle, sul collo o sull’inguine.
Manifestazioni più caratteristiche possono comparire quando la situazione sta evolvendo verso il diabete di tipo 2. Le più frequenti sono:
- aumento della sete e/o dell’appetito
- necessità di urinare con maggiore frequenza
- stanchezza e sensazione generale di affaticamento
- vista offuscata
- sudorazione abbondante
- intorpidimento o formicolio ai piedi o alle mani
- infezioni frequenti come per esempio infezioni fungine che provocano prurito
- guarigione lenta delle ferite e dei lividi.
Il legame tra prediabete e ipertensione
Il prediabete e l’ipertensione sono due condizioni strettamente collegate: la pressione alta è, infatti, uno dei fattori che aumentano il rischio di iperglicemia, motivo per il quale nelle linee guida si raccomanda di valutare la presenza di fattori di rischio cardiovascolari, come appunto l’ipertensione, nelle persone con prediabete, per poter intervenire tempestivamente con la cura più appropriata.
Inoltre, sia l’iperglicemia sia l’ipertensione sono condizioni che possono concorrere al quadro della sindrome metabolica, definita come la presenza contemporanea di diverse condizioni che aumentano il rischio di diabete e di malattie cardiovascolari:
- obesità (in particolare centrale, con circonferenza della vita molto ampia)
- dislipidemia (alti livelli di colesterolo e trigliceridi)
- pressione alta
- prediabete.
Ma qual è il significato del termine ipertensione? La pressione arteriosa, cioè la forza con cui il sangue viene spinto attraverso i vasi sanguigni dopo essere stato pompato dal cuore, si distingue in sistolica (o massima) e diastolica (o minima): in base a questi due valori si stabilisce se la pressione è normale o meno.
Le linee guida europee considerano normali valori di pressione sistolica inferiori a 140 mmHg e/o valori di pressione diastolica inferiori a 90 mmHg. In realtà, il range di valori di sistolica compreso tra 130 e 139 mmHg e di diastolica tra 85 e 89 mmHg identifica una condizione, chiamata pre-ipertensione (o più precisamente pressione arteriosa normale-alta), che, analogamente a quanto detto per il prediabete, va tenuta sotto controllo perché aumenta il rischio di sviluppare in futuro la vera e propria ipertensione, che viene diagnosticata al di sopra di valori pari a 140 mmHg di massima e/o di 90 mmHg di minima.
L’ipertensione può avere grado diverso (da 1 a 3) a seconda che si tratti di un’ipertensione lieve o di un’ipertensione severa.
Nella quasi totalità dei casi non è possibile individuare una causa specifica: si parla allora di ipertensione primaria o essenziale. In una minoranza di casi, le cause dell’ipertensione possono essere invece identificate nella presenza di patologie del sistema endocrino o renale, nel trattamento con alcuni medicinali o nell’assunzione di certe sostanze (ipertensione secondaria).
In alcune donne possono manifestarsi valori di pressione alta in gravidanza: in questi casi è importante un attento monitoraggio per individuare precocemente una condizione potenzialmente pericolosa per la donna e per il feto, chiamata preeclampsia o gestosi.
Per quanto riguarda la prevalenza dell’ipertensione in Italia, i dati indicano che le persone con questa condizione siano circa il 18% della popolazione. Tuttavia, si tratta probabilmente di una sottostima, in quanto spesso non si è consapevoli di valori di pressioni al di sopra della norma visto che, nella maggior parte dei casi, non si manifestano sintomi evidenti fino a che la pressione non raggiunge livelli molto alti, provocando una crisi ipertensiva.
Il prediabete può regredire?
Nonostante sia per lo più asintomatico, è importante diagnosticare il prediabete più precocemente possibile: si tratta infatti di una condizione che aumenta il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari. Inoltre, il prediabete in gravidanza aumenta il rischio di diabete gestazionale, che a sua volta è un fattore di rischio per lo sviluppo del diabete di tipo 2 negli anni successivi.
Va però sottolineato che avere il prediabete non vuol dire che si soffrirà sicuramente di diabete in futuro. Se individuata per tempo, infatti, questa condizione di iperglicemia si può combattere e, con gli interventi più appropriati ed efficaci, può essere reversibile: non solo si può prevenire l’evoluzione verso il diabete e lo sviluppo delle patologie cardiovascolari, ma è possibile anche riportare il livello di zuccheri nel sangue all’interno del range della normalità.
Gli interventi più efficaci si basano sulle modifiche dello stile di vita, in particolare sull’alimentazione, sull’attività fisica e sull’abitudine al fumo.
I dati disponibili indicano che gli interventi sullo stile di vita sono in grado di ridurre del 40-70% il rischio di diabete nelle persone con prediabete e aiutano a prevenire eventuali complicazioni cardiovascolari; sono efficaci anche nel riportare la glicemia nel range della normalità, in una percentuale di casi che risulta piuttosto variabile nei diversi studi, ma che si attesta indicativamente sul 40-50%.
Sebbene vi siano diversi fattori di rischio per lo sviluppo del prediabete e del diabete di tipo 2, il sovrappeso e l’obesità giocano un ruolo fondamentale. Per chi ha il prediabete ed è sovrappeso, le linee guida raccomandano di raggiungere e mantenere nel tempo una perdita di peso del 7%, attraverso una dieta adeguata, e di svolgere regolarmente un’attività fisica per almeno 20-30 minuti al giorno o 150 a settimana (a meno di controindicazioni dovute ad altre condizioni mediche). Non è necessario praticare uno sport, basta un esercizio a intensità moderata, per esempio la camminata veloce. Una perdita di peso del 5-10%, anche se non si raggiunge il peso ideale, e un’attività fisica regolare riducono del 60% circa l’incidenza del diabete di tipo 2.
Per quanto riguarda l’alimentazione, per favorire il ritorno della glicemia a valori normali e prevenire il diabete è importante scegliere con attenzione cosa mangiare. Le linee guida raccomandano di seguire una dieta ipocalorica, ricca di fibre vegetali e con apporto limitato di grassi, in particolare degli acidi grassi saturi, mentre quelli polinsaturi (in particolare quelli contenuti nel pesce) possono aiutare a ridurre la glicemia.
La dieta mediterranea, per esempio, è utile per il controllo del peso e della glicemia in quanto fornisce all’organismo quantità elevate di fibre vegetali, essendo ricca di verdure, legumi, olio di oliva, frutta e cereali. Se si vuole abbassare la glicemia, poi, va evitato il consumo eccessivo di carni rosse e bevande zuccherate.
Alcuni studi indicano che una dieta ad alta concentrazione di proteine può essere efficace per combattere il prediabete e riportare la glicemia nel range della normalità. Per esempio è stato ipotizzato che una dieta chetogenica (che prevede un apporto molto ridotto di carboidrati e più elevato di proteine e grassi), fortemente ipocalorica, possa essere utile per recuperare il controllo della glicemia nei pazienti obesi con prediabete. Dati preliminari, ancora da confermare, indicano infine una possibile utilità del digiuno intermittente.
In ogni caso, è importante rivolgersi al medico per avere indicazioni sul regime alimentare da seguire, specie nei casi particolari, come l’alimentazione dei bambini e degli anziani e la dieta in gravidanza.
Altri interventi importanti per combattere il prediabete e il diabete sono smettere di fumare, limitare il consumo di alcol e dedicare un tempo adeguato al riposo.
Come per il prediabete, anche la prevenzione dell’ipertensione si basa principalmente sulla correzione dello stile di vita: adottare un’alimentazione sana ed equilibrata, fare attività fisica regolarmente, smettere di fumare, limitare il consumo di sale e di alcol, dimagrire se si è sovrappeso e tenere sotto controllo il peso corporeo, imparare a gestire lo stress. Anche durante l’eventuale terapia con farmaci antipertensivi, se necessari, mantenere uno stile di vita corretto è fondamentale per tenere sotto controllo la pressione e la glicemia.
Fonti
1. American Diabetes Association. Diagnosis. https://diabetes.org/diabetes/a1c/diagnosis
2. AMD, SID. Standard di cura del diabete. Edizione maggio 2018. https://aemmedi.it/wp-content/uploads/2009/06/AMD-Standard-unico1.pdf
3. Mayo Clinic. Prediabetes – Symptoms & causes. https://www.mayoclinic.org/diseases-conditions/prediabetes/symptoms-causes/syc-20355278
4. Alvarez S, Coffey R, Algotar AM. Prediabetes. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2022 Jan-. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK459332/
5. Tabák AG, Herder C, Rathmann W, et al. Prediabetes: a high-risk state for diabetes development. Lancet. 2012 Jun 16;379(9833):2279-90.
6. Sallar A, Dagogo-Jack S. Regression from prediabetes to normal glucose regulation: State of the science. Exp Biol Med (Maywood). 2020 May;245(10):889-896.
7. Fatati G. VLCD E VLCKD nel trattamento di obesi affetti da diabete non insulinodipendente o prediabete: evidenze e riflessioni cliniche [VLCD and VLCKD in the treatment of obese people with non-insulin-dependent diabetes or prediabetes: clinical evidence and reflections.]. Recenti Prog Med. 2020 Sep;111(9):492-502.
8. Tioluwani KO et al. Role of Intermittent Fasting in the Management of Prediabetes and Type 2 Diabetes Mellitus. Cureus. 2022 Sep; 14(9): e28800. doi: 10.7759/cureus.28800
9. Ministero della Salute. Alleanza italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari. Ipertensione arteriosa. https://www.salute.gov.it/portale/alleanzaCardioCerebrovascolari/dettaglioSchedeAlleanzaCardioCerebrovascolari.jsp?lingua=italiano&id=18&area=Alleanza%20italiana%20per%20le%20malattie%20cardio-cerebrovascolari&menu=malattie